Piano di Zona

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PIANO DI ZONA

Il Piano di Zona é senz’altro la novità più rilevante che dall’approvazione della legge 328/2000 a oggi, ha coinvolto a diversi livelli di governo (regionale, provinciale, locale) le Pubbliche Amministrazioni.

Il Piano di Zona rappresenta un’esperienza di forte cambiamento per il sistema dei servizi e delle politiche sociali; infatti, la sua realizzazione introduce almeno quattro significativi, e per certi versi “storici” cambiamenti nella tradizionale prassi di programmazione delle politiche sociali:

  • Si sintetizzano gli interventi e le politiche dello stesso settore, mettendo insieme tradizioni programmatorie e fonti di finanziamento tradizionalmente considerate in modo separato e autonomo (ad esempio i fondi ex legge 285/1997 per l’infanzia e adolescenza, i fondi ex legge 45/1999 per la lotta alle tossicodipendenze, ecc.).
  • Si passa da una programmazione del settore sociale nella prospettiva di government (funzione di governo esclusiva del soggetto pubblico), a una prospettiva di governance (attività di governo svolta attraverso la mobilitazione di una serie di soggetti pubblici, di privato sociale, della società civile).
  • Si programma in un’ottica di promozione dello sviluppo locale, cioè si programma a un nuovo livello: l’ambito territoriale.
  • Si programma in modo congiunto anche con l’ASL, non nella logica della delega ma in quella dell’integrazione operativa a livello territoriale.

In particolare, la necessità di una integrazione socio-sanitaria viene più volte richiamata dalla stessa legge 328/2000 (artt. 3, 14, 15, 22), per sollecitare i contesti nazionali, regionali e locali in cui ancora i due comparti appaiono separati e poco inclini al dialogo.

La partecipazione é quindi un indirizzo fondamentale per la costruzione del Piano di Zona, uno dei principi caratterizzanti la legge 328/2000 é l’idea di un vasto coinvolgimento di attori nel processo di programmazione. Il coinvolgimento di un numero ampio di soggetti che operano nelle comunità locali comporta la costituzione di gruppi di progettazione partecipata per la costruzione dei Piani di Zona. Sulla base delle indicazioni del Piano Regionale, i Comuni provvedono  per gli interventi sociali e socio-sanitari a definire il Piano di Zona.

Il Piano di Zona, d’intesa con le ASL, é approvato dai Comuni associati che fanno parte di un determinato “ambito territoriale per la gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete”. Tale ambito é determinato dalla regione e, di norma, coincide con il Distretto Socio Sanitario già operante per le prestazioni sanitarie. Il Piano di Zona, a tutela dei diritti della popolazione, individua:

  • Gli obiettivi strategici e le priorità di intervento, nonché gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione.
  • Le modalità organizzative dei servizi, le risorse finanziarie, strutturali e professionali, i requisiti di qualità in relazione alle disposizioni regionali.
  • Le forme di rilevazione dei dati nell’ambito del sistema informativo.
  • Le modalità per garantire l’integrazione tra servizi e prestazioni.
  • Le modalità per realizzare il coordinamento con gli organi periferici delle amministrazioni statali (prefetture, ecc.), con particolare riferimento all’amministrazione penitenziaria e della giustizia.
  • Le modalità per la collaborazione dei servizi territoriali con i soggetti operanti nell’ambito della solidarietà sociale a livello locale e con le altre risorse della comunità.
  • Le forme di concertazione con l’ASL e con gli organismi non lucrativi di utilità sociale, gli organismi della cooperazione, le associazioni di volontariato, gli “Enti” riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.

Il Piano di norma, viene adottato attraverso un accordo di programma ai sensi dell’art.27 della legge 8 giugno 1990, n.142.

L’Accordo di Programma rappresenta l’atto politico con cui i diversi attori (Comune, Provincia, Azienda sanitaria, ex IPAB, ecc.) fanno proprio il Piano di Zona, assumendo la responsabilità politica della sua realizzazione. Le normative regionali dispongono diversamente sul ruolo degli attori locali, ma indipendentemente da ciò, l’efficacia del Piano dipende dalla programmazione partecipata di  soggetti pubblici e privati che, attraverso l’accreditamento o specifiche forme di concertazione, concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto nel Piano.

Pertanto, il Piano di Zona, in quanto tale, da una parte, verifica periodicamente a ogni triennalità, il contesto sociale, monitorando esigenze, casi, valori da promuovere, tendenze, fenomeni; dall’altra, fornisce risposte, ovvero servizi e iniziative – chiamate Azioni – in grado di rafforzare e mettere in rete quanto già fornito dalle pubbliche amministrazioni e dal privato sociale.

I 3 Piani di Zona del Distretto Socio Sanitario 46 sono stati caratterizzati da obiettivi precisi, che si possono sintetizzare così: personalizzazione degli interventi; adozione sociale; centralità della famiglia; realizzazione di servizi concreti, ma tesi alla promozione della persona; cura della qualità (integrazione socio-sanitaria, lavoro in rete, formazione, verifica, ecc.); crescita di una comunità inclusiva e partecipe (cittadinanza attiva). Una particolare attenzione é stata rivolta al problema del lavoro, e comunque, l’orizzonte è stato allargato per realizzare al meglio l’opportunità rappresentata dal Piano.

La “Relazione Sociale” posta alla base della stesura dei  Piani ha registrato “i bisogni crescenti, molteplici e complessi” del territorio distrettuale. Tali bisogni, “esigono una corale e maggiore attenzione, qualificata dall’essere centrata sulla promozione-relazione delle persone e volta al territorio, per essere accanto laddove la gente vive e non solo attraverso la promozione di servizi”.

Da un’analisi ragionata dei bisogni tramite la realizzazione di tavoli tematici e conferenze di servizio, sono stati rilevati i fabbisogni del territorio in termini di richieste di aiuto economico (e a chiedere sono soprattutto le donne), mancanza di lavoro (soprattutto nelle fasce cosiddette deboli), bisogni relazionali, bisogni dei minori che risentono dell’assenza di genitori (a causa del lavoro o a causa di problemi di vario tipo), bisogno degli anziani (anche relativi all’assistenza socio-sanitaria), bisogni dei disabili (con riguardo anche alla socializzazione). I bisogni emersi ruotano attorno all’agenzia di socializzazione primaria della nostra società: la famiglia. Conseguentemente, si evince che “ciò che é bene per la famiglia é bene per tutta la società”. Da questa analisi sono dunque partite le progettazioni delle singole Azioni. Molte Azioni sono state avviate e concluse, altre sono in corso d’opera.  

Di seguito si evidenziano i tre Piani di Zona del Distretto Socio Sanitario D46.

La presente sintesi è stata redatta a cura delle Dott.sse A.M. Cappellani  ed E. Maurano

I PIANO DI ZONA

II PIANO DI ZONA

III PIANO DI ZONA

Integrazione III PIANO DI ZONA